Lidia Popa

L'Autrice Lidia PopaLETTERA DI PRESENTAZIONE
“Scrivere è un enorme sollievo” diceva Emil Cioran.
Per me scrivere oltre ad essere enorme sollievo, è un motivo in più per vivere, per esternare emozioni, per descrivere racconti sentiti anche attraverso la poesia. Eventi di vita quotidiana che mi fanno stare in contatto con le persone.I miei scritti mi fanno sempre compagnia e non mi sento mai sola. Se a volte sembro, malinconica o felice è per che il vento soffia cosi ed io respiro ancora, con le finestre spalancate. Creando posso rinascere e vivere in eterno e la negatività scompare per miracolo.
La tragica – commedia della vita mi aiuta a superare me stessa.
Le mie paure e le mie follie sono piume che volano col vento, quello che resta sono le note incise con l’inchiostro sulla carta.
Per riaccendere i colori nella propria vita quando tutto è bianco e nero, ci vuole la passione e la devozione. E’ come dipingere il quadro con le tue mani usando i pastelli dei più bei colori.
Ho sfidato la vita nel giorno della mia nascita e da quel momento non faccio altro che partecipare consapevolmente ad essa e accettare il mondo di cui sono parte cercando di danneggiare meno possibile. Credo intensamente che sono nata sotto una stella che danzava nel universo “Il Valzer del Danubio blu” e ho trovato il mio destino pronto a concepire una sinfonia de parole raccolte da anime che non riescono a esprimersi, ascoltando il deserto dei sogni non detti. Sono il respiro mancato in un giorno afoso, quando il sudore ti scivola addosso, ed il pensiero riprende i fatti come una farfalla che si riposa su ogni fiore del giardino raccogliendo il polline, favoleggiando su essi. Il profumo della mente è il bello di ogni persona. Espando il mio profumo come una scia in ogni posto che attraverserò. Sono una nuvola che gocciola i versi, il fiume borbottando di pensieri, il mare ondeggiando di racconti, sono le repliche di uno scenario. Vivo ogni istante meravigliandomi di tutto quello che mi capita, conservando lo spirito da bambina, liberandomi della negatività che la vita ha preservato per me.
Quando decisi di iniziare a scrivere ho pensato solo di dare sfogo a tutto quello che mi faceva stare male con me stessa. Mi sentivo non capita nella mia solitudine, usata, umiliata da tante congiunture. Però la curiosità mi spinse a fare tante conoscenze, anche valide amicizie che mi hanno aiutato a capire di che pasta sono fatta. Quindi mi misi all’opera camminando piano, cercando di capire tutto quello che avevo la capacità intellettuale d’intendere. Che solo un buon lievito naturale darà una panne saporito. Ho studiato e studio ancora, perché l’italiano non è facile da capire, anche se lo parlo da ben quindici anni. Sono sempre una “diatriba” con me stessa, perché la mia natura è cosi. Vivo intensamente ogni emozione, e sono un continuo cambiamento come il lievito del pane.
Questo è un mio tentativo di farmi sentire in un mondo in cui diventare qualcuno è una lotta, però mettendo tanto “olio di gomito” ho la convinzione che riuscirò.
Come diceva lo scultore rumeno Constantin Brancusi: “Lavora come uno schiavo e vivi come un re.” è un obiettivo che intendo proseguire per il mio futuro come scrittore di lingua italiana, perché mi trovo al mio agio annusando il profumo dell’inchiostro sulla carta, e sentendo la musicalità di questa lingua che mi ha fatto innamorare irreversibilmente.

C’è chi si immagina che scrivere è solo una passeggiata nel bosco la mattina quando fa fresco solo per allenarsi i muscoli del cervello. Invece non è cosi. Scrivere significa tante ore di lavoro, una spremuta di cervello per creare nuove emozioni e viverli prima di liberarli o imprigionarli per sempre, dipende dal punto di vista, su un foglio di carta. La responsabilità di emettere un pensiero ti appartiene e ti può donare l’eternità che solo creando la puoi scoprire. E’ il tuo punto di vista che può coincidere con tanti altri punti di vista o crearne una contrarietà su cui discutere e controbattere per secoli. L’elevatezza del pensiero dipende solo dalla preparazione e lo studio, che non è tempo perso ma arricchimento personale. Per molti potrebbe essere una sfida e per tanti un’accettazione che non dipende che dall’intelletto di ognuno e la capacità di accettare il punto di vista di un altro. Per me scrivere è un continuo cambio e rinnovamento d’idee, che si ottiene solo lavorando, leggendo e provando ad analizzare con la capacità che possiedi quello che hai letto.
Mi si imputa spesso che non uso paroloni quando parlo. Che le frasi sono troppo costruite e che devo scrivere con frasi semplici, cosi come mi esprimo tutti giorni. Sinceramente non mi sentirei più me stessa non alternando nello stile della mia poesia.
Certo sono passati anni che ho iniziato a scrivere in italiano, e studiando e leggendo vari testi nella lingua, spesso per dare un significato a quello che scrivo aggiungo dettagli che nessuno avrebbe mai pensato. Questo ovviamente crea in chi mi conosce la presunzione che sono artificiosa nel esprimere. Secondo me il poeta deve essere l’artefice del suo creato, perché conosce il significato delle espressioni che partorisce. Quello che in un lettore fa nascere le domande. Secondo me il demiurgo non a caso è denominato con questa parola. Dal punto di vista semantico “demi” rappresenta la metà e “urgo” viene dal urgere che è una azione che preme nel soggetto. A me qualche volta urge in questo modo per arrivare alla metà, per indurre nel lettore il desiderio di studiare per capirmi. Non perché io fossi più complessa di quanto sono, e nemmeno per creare una idea sbagliata delle mie capacità intellettuali. Trovo che imparare ad esprimersi e come imparare ad aprire bocca usando il cervello. E se abbiamo un cervello perché non esercitarlo invece di usare a ripetizione stesse espressioni? A qualcun altro invece le si imputa che sta scrivendo nel modo antiquato. Secondo me avere una visione dell’espressione poetica che viene dal mondo classico non è di tutto sbagliato, essendo un altro punto di vista che sprona allo studio. E se il creatore della poesia è un demiurgo, perché non premere sullo studio, creandosi in questo modo la propria identità?


Con questa domanda concludo la mia lettera di presentazione, e auguro una buona e piacevole lettura.

Benvenuti,
Lidia Popa